Nine Leaves: Sincerely Made, Rum from Japan

Il viaggio di Rummiamo oggi parte da una parola: Monozukuri (物 造り). Come spesso accade nella lingua Giapponese, le parole hanno varie interpretazioni e un significato più ampio rispetto alla loro traduzione letterale. I Kanji che la compongono significano “la realizzazione di cose”. La parola “mono”, però, può anche essere la pronuncia del Kanji che corrisponde a persona (者). Pertanto il significato della parola “Monozukuri” può essere interpretata come la “realizzazione di cose e persone”. Non siete capitati in un sito di linguistica, ma per parlare della storia di Yoshiharu Takeuchi e della sua “Nine Leaves Distillery” dovevo per forza fare questa premessa. Il termine Monozukuri incarna lo spirito Giapponese della passione per la manifattura e l’artigianato. Sia che stiamo parlando di aziende enormi che di piccoli laboratori vi è un filo rosso che accomuna tutte le attività manifatturiere di questo paese. L’origine di questo filo rosso è da ricercare nella cultura religiosa shintoista del Giappone, in cui ad ogni cosa o persona incontrata si debba una certa riconoscenza, in quanto incarnata di uno spirito che la lega al mondo. Questa attenzione e tendenza a prendersi cura di ciò che si ha davanti porta ad una grande attenzione per le cose che si hanno davanti e una particolare dedizione nel momento in cui si decide di creare un prodotto o affrontare determinate situazioni. Di fatto ogni elemento della realtà ha in sé una spiritualità e un suo scopo ben preciso, sia esso un oggetto o una persona. Questo, insieme a tanti altri aspetti della cultura giapponese, porta alla continua ricerca del miglioramento in tutte le attività svolte, siano esse piccole o grandi. Aziende come Toyota hanno fatto di “Monozukuri” una vera e propria impostazione globale di tutta l’attività produttiva.

Yoshiharu Takeuchi rappresenta la terza generazione della famiglia di imprenditori a capo di un’azienda che produce componenti per la più grande casa automobilistica del mondo. Come lui stesso ha dichiarato, è “un onore essere parte del Monozukuri giapponese” ma il desiderio di occuparsi di un prodotto dall’inizio alla fine del processo produttivo, per poi presentarlo direttamente ai consumatori, lo ha portato ad un passo abbastanza insolito: fare Rum. Un conto è infatti produrre componenti invisibili agli occhi degli acquirenti, un altro presentare il frutto delle proprie mani direttamente agli altri, così come è. Nel 2011, dopo aver lasciato la guida della propria azienda, si è dedicato anima e corpo alla ricerca dell’attività ideale per correre dietro al proprio desiderio di creare un prodotto autenticamente giapponese da proporre con un filo diretto ai consumatori. Le bevande alcoliche maggiormente consumate in Giappone sono la birra ed il sake. Soprattutto per quest’ultima bevanda è difficile stabilire un confine tra artigianato, metodo scientifico e legami quasi magici con la tradizione. Per esempio, in precise cerimonie Shintoiste, si produceva Kuchikamizake (口噛み酒), un sake a basso grado alcolico fermentato a partire da riso ammollato e poi masticato dalle sacerdotesse dei templi che veniva offerto alle divinità. Da produttore di componenti industriali, abituato ad affrontare con metodo rigoroso la realizzazione di oggetti, Yoshiharu Takeuchi aveva bisogno di qualcosa che avesse dei tratti in comune con l’attività che stava lasciando: l’applicabilità di un certo metodo scientifico e razionale. Ha trovato ciò che cercava nella distillazione, o meglio nella distillazione del Rum.

Il passo successivo è stato cercare il luogo in cui far sorgere la sua distilleria. Il metro di giudizio è stato l’acqua (Mizu 水). L’acqua è un componente essenziale per qualsiasi distillato, viene utilizzata in tutte le fasi di produzione e, infine, anche di diluizione. Il lago Biwa (琵琶湖) si trova a nord est di Kyoto ed è il più grande bacino d’acqua dolce dell’intero Giappone. Su una delle sue sponde si trova una miniera abbandonata in cui è presente una fonte d’acqua che presenta una particolare mineralità a causa dei passaggi attraverso strati di terreno vulcanico e anortite, una pietra translucente utilizzata per la produzione di ceramica tradizionale, quest’ultima annoverata tra i tesori nazionali del Giappone. La scelta di partire dall’acqua è stata fatta avendo in mente sin da subito il tipo di distillato da produrre e anche la scelta della materia prima ha perseguito l’obiettivo di avere nel Bicchiere un Rum con limitate note bitter in favore di un profilo molto netto, con una dolcezza elegante e un finale ben preciso.

Tarama (多良間村) è un’isola della prefettura di Okinawa, famosa per essere quasi interamente coperta di campi di canna da zucchero. In quest’isola si produce Kokutou (黒糖), zucchero scuro non raffinato o moscovado, ed è questa la materia prima scelta dal fondatore di Nine Leaves. Questa decisione, insieme all’utilizzo di lieviti abbastanza inusuali, ha permesso di limitare l’influenza di alcune variabili durante il processo produttivo per arrivare all’obiettivo di ottenere un Rum dal preciso profilo organolettico. Prima della fermentazione queste tavole di Kokutou vengono sciolte in acqua per ottenere una sorta di sciroppo.

A questo punto le materie prime sono state identificate, manca tutta la componente tecnica legata alla produzione vera e propria del distillato. Chichibu vi dice niente? Non è molto semplice entrare all’interno di aziende che fanno del know how un vero e proprio tesoro, probabilmente lo è ancora di più in Giappone, dove, se siete fortunati, viene concesso un periodo di “stage” massimo di tre giorni. In questi tre giorni Yoshiharu Takeuchi ha potuto toccare con mano l’arte, e la scienza, che sta dietro alla produzione di Ichiro’s Malt. Tre giorni per imparare le basi della distillazione ed entrare in contatto con Forsyths, storico produttore di pot still in rame fatti a mano. La collaborazione con Forsyths si è dimostrata fondamentale per arrivare alla costruzione della distilleria stessa e per affinare i processi legati soprattutto alla seconda distillazione, quella in cui si possono davvero creare profili aromatici ben precisi.

Dopo due anni dalla decisione di Yoshiharu Takeuchi di cominciare a produrre Rum, Nine Leaves vede aprire le proprie porte nel 2013, una micro distilleria costruita da zero avendo in mente un prodotto ben preciso. All’interno della distilleria, salvo particolari circostanze, lavora solo il proprietario. Egli si occupa di tutte le attività, siano esse amministrative o legate alla produzione. Siccome niente è fatto per caso, soprattutto in Giappone, una piccola nota va dedicata al brand stesso. Nine Leaves ha come logo nove foglie di bambù stilizzate: si tratta dello stemma (Kamon 家紋) della famiglia Takeuchi. Il bambù è una pianta molto amata in Giappone, è forte, possiede radici molto robuste, resiste alle intemperie e ha la capacità di arricchire di sostanze nutritive il terreno in cui cresce. Dona e riceve nello stesso tempo. Con questa nuova impresa l’intenzione è quella di attingere a piene mani dalla tradizione e dalla cultura del Giappone per andare ad arricchire il concetto di Monozukuri nazionale: come il bambù, che dona e riceve nello stesso tempo. L’idea di creare un’attività che possa tramandarsi di generazione in generazione ha portato alla creazione di uno stock in invecchiamento. L’ageing avviene in un’altra zona, non troppo lontana dalla distilleria, ma con un microclima leggermente diverso, precisamente a Otsu, città capoluogo della provincia di Shiga.

Il cerchio si chiude e questo racconto finisce da dove è cominciato: Monozukuri. In questo Italia e Giappone si somigliano molto, sono entrambi paesi animati da persone in cui è vivo lo spirito e il desiderio di raggiungere gli altri attraverso la qualità e l’autenticità dei propri prodotti. Dopo questa introduzione, che per me è una dichiarazione d’amore per questa terra magnifica ricca di contrasti, è il momento di raccontarvi un po’ come sono i rum di Nine Leaves. Vi parlerò di Clear 2015, Clear 2018 e di Encrypted II

Clear 2015 e Clear 2018

Le prime due release di cui vi parlo sono i due bianchi di Nine Leaves che ho potuto assaggiare: Clear 2015 e Clear 2018. Partiamo dal nome, “Clear”, chiaro, limpido o semplicemente “sincero”. L’idea alla base del prodotto è quella di offrire un rum molto netto nelle sue caratteristiche, semplice nell’interpretazione ma non nella complessità. Il distillato viene invecchiato due anni in botti vergini di quercia americana e diluito alla gradazione di 50°. 

👃 Al naso la versione 2015 e la 2018 differiscono completamente. Il 2015 si presenta con un profilo più dolce mentre il 2018 vira su note più fresche e vegetali. 

👅 Per entrambi la bevuta si apre con una dolcezza molto elegante, accennata ma presente. In bocca sono entrambi molto ricchi, riempiono ogni angolo e avvolgono il palato. Servono numerosi sorsi per apprezzarne a pieno le varie sfaccettature. Secondo me è un Rum da bere liscio, senza ghiaccio, così come è: Clear.

♨️ Il finale è mediamente lungo, erbaceo con una nota di freschezza abbastanza gradevole. C’è un qualcosa che rimane lì e che ho fatto un po’ di fatica ad identificare. Poi ho capito che mi ricorda alcuni Sake, soprattutto del tipo Ginjo (吟醸), caratterizzati da note abbastanza fruttate. Credo che la scelta di ridurre le componenti acide durante la produzione abbia inciso parecchio su questo aspetto.

Encrypted II

Invecchiamento di due anni in botti che hanno contenuto precedentemente, per davvero, Pedro Ximenez e sherry Oloroso. C’è anche un terzo legno ma, come dice il nome del progetto, è segreto. Imbottigliato a 58°. Un consiglio spassionato, lasciatelo nel bicchiere un bel po’.

👃  Sembra un rum distillato a partire da puro succo, piuttosto intenso all’olfatto in cui domina la frutta matura e note di caramello. Nel complesso si capisce che è un rum giovane, ma non per forza è un difetto.

👅 Bello corposo, riempie la bocca in maniera completamente diversa dal Clear ma lo fa in maniera, a mio parere, molto piacevole. La dinamica è molto divertente, varia tantissimo durante la bevuta. Parte con quelle note di frutta stra matura che si avvertono anche col naso insieme a un po’ di solvente. Poi arriva una parte più speziata che vira su un po’ di cioccolato e poi di nuovo frutti maturi. Lasciandolo nel bicchiere un po’ le cose cambiano e si cominciano ad avvertire anche note più agrumate.

♨️ Il finale è medio lungo, vaniglia, cioccolato e ancora vino rosso sul finire.

I prezzi di tutte le release Nine Leaves non sono bassi, ma si tratta di prodotti assolutamente artigianali e disponibili in quantità limitate. La loro qualità non si discute, il gusto è piuttosto personale. A me sono piaciuti parecchio.

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